L’articolo di oggi si concentrerà sui dispositivi a ozono, sul loro funzionamento ma soprattutto sulla loro sicurezza e sulle norme e certificazioni che ne disciplinano l’utilizzo.
In natura l’ozono viene creato in uno strato dell’atmosfera grazie all’azione dei raggi del sole i quali colpiscono le molecole di ossigeno (O2) rompendole e lasciando atomi di ossigeno liberi che si andranno a combinare con altre molecole di ossigeno formando appunto l’ozono (O3). I dispositivi che erogano ozono sono apparecchiature che producono ozono a partire dall’ossigeno presente nell’aria. Per replicare l’azione dei raggi ultravioletti il dispositivo applica all’ossigeno molecolare in ingresso una scarica elettrica che lo scompone in atomi di ossigeno i quali, proprio come in natura, si combinano con altre molecole di ossigeno per formare l’ozono. Importante è sottolineare che l’ozono prodotto ha un tempo di decadimento di 30 minuti dopo i quali torna a esistere come ossigeno molecolare. Questo significa che l’utilizzo di ozono può essere considerato sicuro per gli esseri umani. Ma esistono norme che lo certificano?
L’utilizzo dell’ozono come “Presidio Naturale per la sterilizzazione di ambienti contaminati da batteri, virus, spore, muffe e acari”, è stato riconosciuto dal Ministero della Salute con il protocollo del 31 luglio 1996 n° 24482. Inoltre il Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare, cita la suddetta direttiva emanata dal Ministero della Salute quando parla di utilizzare l’ozono negli ambienti in cui si esegue la stagionatura dei formaggi. L’utilizzo dell’ozono è disciplinato anche dalla Food and Drug Administration la quale sostiene che l’ozono sia un cosiddetto “elemento GRAS”, ovvero Generally Recognized As Safe cioè un additivo alimentare sicuro per l’essere umano che può essere utilizzato pertanto come agente antimicrobico in fase gassosa o in soluzione acquosa nei processi produttivi di alimenti. In Europa, a partire dal 2003, è stato introdotto l’utilizzo di ozono durante i processi di imbottigliamento dell’acqua, al fine di garantire sterilità e disinfezione, mentre negli Stati Uniti il National Organic Program (NOP), cioè il nuovo regolamento per l’agricoltura biologica emanato dal dipartimento di stato per l’agricoltura, ha consentito l’utilizzo di ozono per sanificare superfici in plastica e in acciaio inox che vengano a contatto con alimenti.
Per quanto riguarda i dispositivi che erogano ozono, sia per uso casalingo che per uso commerciale, questi devono avere delle certificazioni per essere dichiarati sicuri. Tra le certificazioni necessarie figurano:
- ISO 9001:2015 che definisce i requisiti di un sistema di gestione per la qualità. Le norme ISO 9001 rappresentano un riferimento per migliorare, monitorare e pianificare processi operativi e di supporto implementando il sistema di gestione della qualità. Queste norme mirano al massimo soddisfacimento del cliente e/o utilizzatore finale del prodotto.
- TifQ, ovvero una certificazione rilasciata dall’Istituto per la Qualifica Igienica delle Tecnologie Alimentari. Questa certificazione è utile in quanto alcuni dispositivi possono essere utilizzati per la disinfezione degli alimenti e certifica che il contatto con il gas ozono è sicuro.
- IMQ, una certificazione che garantisce la sicurezza, la qualità e la conformità alle norme di un prodotto. Più in dettaglio, riferendoci a ciò che è scritto sul sito ufficiale IMQ, un prodotto che ha la certificazione IMQ risulta conforme ai requisiti di legge e tale conformità è stata ottenuta sottoponendo il prodotto a test e prove. Il prodotto con certificazione IMQ inoltre ha superato tutti i test relativi alla sicurezza e alle garanzie degli standard qualitativi.
- ACCREDIA, Ente Unico nazionale di accreditamento designato dal governo italiano, in applicazione del Regolamento europeo 765/2008, ad attestare la competenza, l’indipendenza e l’imparzialità degli organismi di certificazione, ispezione e verifica, e dei laboratori di prova e taratura.
Dott.ssa Margherita Mazzola
Biologa
Consulente Scientifico
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