Ad oggi l’emergenza plastica sta diventando sempre maggiore. Il nostro pianeta è inquinato da tonnellate di plastica che non viene adeguatamente smaltita e che si deposita in mare formando delle vere e proprie isole di rifiuti galleggianti.
Questo determina un’alterazione dell’ambiente marino che risulta nella maggior parte dei casi fatale per la flora e la fauna marina e che mette a repentaglio anche la salute umana.
La plastica infatti, quando non viene adeguatamente smaltita e finisce in mare, da origine alle cosiddette microplastiche, particelle di plastica di dimensioni comprese tra 330 µm e 5 mm, che derivano dall’esposizione della plastica all’acqua di mare, al sole, ai batteri dell’acqua salmastra e al vento. Le microplastiche vengono ingerite dagli organismi marini ed arrivano fino alle nostre tavole. Si stima che in una sola settimana possiamo arrivare ad ingerire fino a 5 g di microplastiche derivanti non solo dal consumo di pesce contaminato (il 15 – 20% dei pesci che arriva sulle nostre tavole contiene microplastiche) ma anche dal consumo di acqua in bottiglie di plastica (spesso sottoposte a ore di stazionamento sotto il sole), di acqua del rubinetto, di crostacei e molluschi, di sale da cucina e persino di miele o di birra.
Oltre alle microplastiche prodotte per erosione della plastica, vi sono le microplastiche che vengono prodotte per essere inserite in alcuni prodotti (ad esempio in alcuni esfolianti) sottoforma di microsfere di resina. Una fuoriuscita accidentale durante il trasporto di tali materiali fa si che questi si accumulino nell’ambiente e possano arrivare, mediante catena alimentare, fino all’uomo.
L’effetto delle microplastiche sulla salute umana non è ancora stato ben compreso, tuttavia si ipotizza che esse interferiscano con il sistema ormonale, assumendo quindi il ruolo di interferenti endocrini. Un interferente endocrino è, per definizione, una sostanza capace di interferire con l’asse endocrino – ormonale del nostro organismo e che, a seguito dell’interferenza, produce effetti quali comparsa di tumori femminili responsivi agli ormoni, tumore alla prostata, alterazioni ormonali dell’apparato riproduttivo maschile e femminile con conseguente infertilità, diabete, disordini cardiovascolari, alterazioni funzionali della tiroide e patologie neurologiche. La correlazione tra tali malattie e gli interferenti endocrini è stata ben discussa in una pubblicazione del 2015 apparsa su Endocrine Review.
Ma noi come possiamo tutelare la nostra salute e l’ambiente? Dal punto di vista dell’alimentazione ciò che possiamo fare per ridurre l’ingestione involontaria di microplastiche è ridurre il consumo di crostacei e molluschi bivalvi e di grossi pesci che si trovano agli apici della catena alimentare e che hanno un ciclo di vita lungo, come salmone, tonno e pesce spada. È da prediligere invece il pesce che ha un ciclo di vita breve, in quanto proprio per questo motivo hanno meno probabilità di accumulare microplastiche e metalli pesanti nelle loro carni.
Oltre a prestare attenzione all’alimentazione dobbiamo ridurre il più possibile il consumo di plastica adottando delle strategie anti inquinamento come ad esempio:
- Prediligere l’utilizzo di detersivi “alla spina”, che prevedono di riutilizzare i flaconi senza gettarli.
- Evitare di utilizzare oggetti di plastica monouso quali piatti, bicchieri e posate.
- Effettuare la raccolta differenziata.
- Evitare di acquistare acqua confezionata in bottiglie di plastica. È consigliabile prediligere l’acqua di rubinetto, specialmente se trattata con dispositivi casalinghi in grado di renderla pura e attiva.
- Evitare di acquistare prodotti contenenti microsfere quali ad esempio gli scrub e i dentifrici contenenti sostanze abrasive.
Dott.ssa Margherita Mazzola
Biologa
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